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Terreni PAT: patrimonio da vendere o piuttosto da tenere in Banca (della terra)

Il 28 giugno 2024 un gruppo consiliare di maggioranza depositava la proposta di mozione n. 91 ADOZIONE DI UN ATTO DI INDIRIZZO IN ORDINE ALLA VENDITA DI TERRENI DI PROPRIETA’ DELLA PROVINCIA

Nel dispositivo di tale bozza si vuole dare un atto d’indirizzo per vendere questi fondi di proprietà della PAT al fine di agevolare i giovani agricoltori. Siamo sicuri che la vendita sia la strada migliore per l’interesse pubblico? L’intenzione è meritoria e condivisibile ma il modo con cui si vorrebbe portare avanti quest’agevolazione lascia perplessi. Sembra un’ovvietà ma un fondo venduto, un fondo pubblico venduto ad un privato, poi non c’è più. Un bene della collettività che sparisce dal patrimonio pubblico ed entra nel mercato privato.

Fa senz’altro piacere che dei consiglieri provinciali vogliano attenzionare i giovani coltivatori diretti di un pensiero per agevolarli. Una volta ceduti i terreni, però quei terreni da dare in affitto, magari ad altri futuri giovani, non vi saranno più per la PAT. Qualche ragionamento alternativo senza voler impoverire il patrimonio immobiliare provinciale va fatto senz’altro.

Oltretutto, sarebbe bello un ragionamento sulla c.d. BANCA DELLA TERRA (vedasi l’art. 116 della L.P. 04 agosto 2015, n. 15 e la delibera di giunta provinciale n. 303 dd. 23/02/2017) che la PAT ha istituito proprio per mettere a disposizione di giovani agricoltori (e di coloro che vogliono creare la propria azienda agricola) dei fondi rurali da coltivare e da sottrarre all’abbandono od all’incuria. L’iniziativa – a cui possono aderire anche i Comuni – ha ricevuto poca attenzione dagli enti locali. Troppo pochi hanno aderito usando la BANCA DELLA TERRA per mettere a disposizione dei terreni abbandonati per il loro recupero.

Anziché vendere terreni già produttivi, che generano redditi d’affitto alla PAT, non sarebbe più coscienzioso fare un ragionamento sulla BANCA DELLA TERRA e capire come questa possa diventare un’opportunità per i giovani coltivatori diretti? Non si potrebbe fare un ragionamento con gli enti locali?

La vera proposta alla Giunta provinciale dovrebbe piuttosto sostanziarsi nel rivedere l’allegato alla deliberazione della Giunta provinciale n. 303 del 23 febbraio 2017 nello specifico all’art.5, comma 1, seconda riga, sostituendo un “possono” con un “devono” e producendo come effetto l’attivazione delle Comunità di Valle ad un censimento (obbligato) dei terreni incolti sul territorio; con l’interessamento della giunta nelle singole Comunità inoltre vi è la possibilità poi di consultare i singoli Comuni interessati dalla proprietà dei fondi per cercare di renderli disponibili all’affitto od alla concessione magari con bandi specifici che favoriscano i giovani. Servirebbe anche a sensibilizzare il territorio sull’aspetto del recupero agricolo e, dall’altro, rendere partecipi gli enti locali di politiche volte a favorire l’impresa agricola.

Molte cose si potrebbero fare, alcune più impegnative, altre meno, ma l’alienazione della proprietà pubblica e l’impoverimento del patrimonio dovrebbe essere una prospettiva che non dovrebbe diventare “sistemica” con un atto d’indirizzo politico. 

Il tema dei giovani coltivatori diretti è senz’altro meritevole d’attenzione ed è un tema che deve essere nell’agenda politica del Consiglio, tant’è che Casa Autonomia.eu aveva già cominciato un discorso sulla transizione generazionale nel settore agricolo. Speriamo che anche la maggioranza sappia raccogliere questi nostri stimoli

Valentino Inama

(Referente Giovani MCA.eu)