Un oggetto sbalzato da una parte all’altra, passato da un centro all’altro in un percorso che non sembra avere fine. Sembra la descrizione del viaggio di un pacco postale perso, eppure questa descrizione si può applicare sempre più spesso al percorso dei pazienti all’interno del sistema sanitario. Una situazione disdicevole, che trova le proprie cause nella sanità sospesa, nell’impossibilità di trovare appuntamenti per visite ed esami. Ormai trovare un posto a breve non è nientemeno che un miracolo. Se poi il percorso è fatto da più esami e visite, il rischio pacco diventa quasi una certezza.
Un tempo, ai pazienti cronici o comunque in carico ad APSS, veniva fornita la prenotazione per ogni esame. Oggi si fa slalom da un ospedale all’altro, finché, chi se lo può permettere, decide di passare al privato. Poi il giro ti porta persino fuori Regione ed è il momento in cui il trentino, che apprezza il clima organizzativo, la velocità e la risposta, li si ferma e la mobilità attiva schizza in aria. Provare per credere a prenotare al CUP.
La domanda nasce però spontanea: chiamo il CUP, mi danno la vista oculistica nel 2024 e quindi ci si deve porre il tema dell’appropriatezza. Se l’appuntamento è tra un anno, la richiesta fatta dal Medico è inappropriata o inutile? Chi valuta oggi l’appropriatezza? Non possiamo di certo passare la responsabilità a chi lavora al CUP. Ma qualcuno quella responsabilità di fornire una visita tra un anno deve pur prendersela! O non è appropriata e quindi si annulla la visita e se è diversamente appropriata la si deve garantire entro i tempi indicati nei LEA!
Basta annunci che non ci saranno più viste in sospeso, basta annunci che il privato colmerà il vuoto del pubblico, basta prese in giro dei trentini con conferenze stampa i cui contenuti sono quelle di chiacchieroni la cui affidabilità è molto discutibile. Ci vuole una vera riorganizzazione, un vero cambio di passo per il bene dei trentini.