Oggi una delegazione di consiglieri e consigliere provinciali di minoranza dell’Alleanza Democratica Autonomista (Valduga, Manica, Demagri, Coppola, Calzà, Maule, Parolari, Zanella), assieme ai consiglieri del Comune di Trento Lenzi e Zappini e all’avvocato Valcanover, è stata in visita alla Casa circondariale di Spini di Gardolo.
Obiettivo della visita è stato semplicemente quello di scambiarsi gli auguri per le feste natalizie con le persone recluse e di manifestare loro vicinanza in un momento in cui la privazione della libertà e la lontananza dagli affetti si fa particolarmente sentire.
In un contesto politico sempre più intriso di populismo penale, in un contesto anche provinciale in cui le carceri sono sempre più affollate (a Trento sui 240 posti previsti sono presenti 364 detenuti, di cui 318 uomini e 46 donne), in un sistema penitenziario in cui il numero di suicidi è in continuo aumento (tra i detenuti, ma anche tra gli appartenenti alla polizia penitenziaria), in un contesto complessivo nel quale l’esecuzione della pena intramuraria risponde in modo del tutto marginale al dettato rieducativo previsto dalla nostra Costituzione, abbiamo deciso di limitarci alla visita alle celle (senza passare dal reparto sanitario, area trattamentale, …) per raccogliere dalla viva voce delle persone detenute vissuti, disagi e problemi.
Innanzitutto segnaliamo le condizioni detentive delle celle d’isolamento, particolarmente fredde (ci viene riferito che il riscaldamento funziona solo di sera/notte), dove abbiamo trovato una persona reclusa con evidenti alterazioni psichiche, che dovrebbe essere collocata altrove (nella REMS, oggi piena), ma non assolutamente in un contesto d’isolamento chè è inadatto a una gestione dignitosa del suo disagio.
Peraltro, alcune altre criticità ci sono state segnalate in modo ricorrente direttamente dalle testimonianze di uomini e donne detenuti/e.
Innanzitutto la carenza di opportunità lavorative e quindi rieducative: molti o non lavorano, aspettando il proprio turno rispetto alle insufficienti attività disponibili, oppure lavorano solo tre ore al giorno. Riferiscono inoltre di percepire arbitrarietà nei criteri di assegnazione delle opportunità lavorative.
Poi il permanere di ritardi nella stesura delle sintesi (relazione dopo un periodo di osservazione), nonostante l’organico dei funzionari giuridico pedagogici (educatori) sia passato da due a sette da qualche mese. Questo si pone come particolare fattore afflittivo poiché nei fatti determina un oggettivo ostacolo alla richiesta di permessi e misure alternative.
Altra questione relativa al rapporto con la Magistratura di sorveglianza che ci è stata segnalata da un numero significativo di persone recluse sarebbe quella dei ritardi – che diventano per i richiedenti estenuanti – per ottenere una risposta rispetto alle richieste di permessi e di misure alternative. Ritardi con frequenza correlati anche ai tempi di attesa dovuti ai ricorsi avverso i dinieghi del Magistrato di sorveglianza. Si consideri come per questo Natale solo 7 su 364 detenuti/e abbia effettivamente ottenuto un permesso.
Tutte criticità importanti, assieme alla già nota carenza di personale di polizia penitenzia, sovraccarico di lavoro e che necessiterebbe anch’esso di supporto psicologico, criticità che ostacolano il percorso rieducativo di chi sta in carcere e che riporteremo prontamente al nuovo Garante dei diritti dei detenuti, dott. Pavarin.