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Accoglienza diffusa e sicurezza possono convivere

di Luigi Panizza

Quello che sta accadendo in Provincia di Trento nei confronti dei migranti può essere definito “un assurdo umano”. Chiamata in causa di questo assurdo è la Provincia di Trento e precisamente il suo presidente con la maggioranza che lo sostiene. Premesso che chiunque (quindi vale per tutti) viola le leggi e delinque deve rispondere alla giustizia e deve essere reso innocuo. Non si capisce perché ci si ostini a rifiutare la strada della prevenzione per applicare subito solo quella punizione. E’ norma e principio comuni (lo vediamo nella sanità) che per ogni male si cerchi di percorrere prima la strada della prevenzione e poi, se necessario, quella dell’intervento risolutivo.

E ormai un coro unanime quello che si eleva (i partiti di minoranza, il nostro Vescovo in questi giorni, i sindacati, le Acli, tutto il volontariato) e  invoca l’accoglienza diffusa come mezzo di prevenzione per garantire sia la sicurezza dei cittadini e nello stesso tempo rispondere ai bisogni di chi ci chiede aiuto. Per quale motivo questa maggioranza ostinatamente e irrazionalmente rifiuta l’accoglienza diffusa, che pur con i suoi limiti, aveva dato prova di efficienza e validità salvando, come si dice, capra e cavoli (sicurezza e vera accoglienza)? Per sfuggire a questa alternativa, accoglienza diffusa sì o nò, si vuol spostare (furbescamente?) l’attenzione pubblica al problema “sicurezza sì o no” con la proposta dell’istituzione del CPR (Centro di permanenza per i rimpatri). 

Certo i cittadini vogliono giustamente la sicurezza, ma è il modo di garantirla  che ci separa da quanto fa la Provincia. La Provincia vuole il CPR punitivo mentre noi vogliamo l’accoglienza diffusa come metodo e mezzo preventivo. Con il CPR l’immagine degli immigrati peggiora ulteriormente. Appare solo quello che è negativo oltretutto favorito da una politica totalmente sbagliata. E questo è un pessimo populismo ai danni di tanta povera gente. Il mio modesto invito è quello di non cadere nel tranello “Cpr sì o Cpr nò” , ma insistere su “accoglienza diffusa sì o accoglienza diffusa nò” che esclude l’adozione di misure solo repressive. Valga quindi la massima “prevenire per non dover punire”. Capisco l’imbarazzo e le difficoltà del sindaco di Trento costretto a garantire una sicurezza compromessa dal comportamento di un Presidente sostenuto dalla sua maggioranza che non vuole l’accoglienza diffusa tanto perorata e invocata dal sindaco di Trento.

Mi rivolgo alla Maggioranza consigliare. C’è un proverbio che dice: “chi tace conferma”. In questo caso se non c’è condivisione non manca  un certo per opportunismo politico. Quest’ultimo è una tentazione ed un pericolo sempre in agguato per chi ha responsabilità rappresentative. Ad ognuno la propria scelta e responsabilità. Si sappia però che qui non è in gioco una strada sì o una strada nò, ma la qualità della vita di persone e di persone bisognose di aiuto  che coinvolgono papà, mamme, giovani, anziani, bambini. Tutti valori incalcolabili. Ma scherziamo, qualcuno può fare quello che vuole della vita degli altri! Ho 87 anni. Non sono insensibile al giudizio degli uomini, ma se sarà necessario farò quello che mi suggerisce la mia coscienza. Questo me lo impone la mia esperienza come volontario da più di 20 anni in Africa.