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Benessere e salute: impegno individuale, collettivo e politico 

La giornata del benessere e della salute si festeggia sabato 18 maggio a Trento – Capitale Europea del Volontariato 2024. Grande lo stimolo che offriranno gli Ordini delle Professioni sanitarie e sociali, con dibattiti a tema. Promuoveranno la partecipazione attiva dei cittadini nei confronti della propria salute e del benessere della collettività. Attori co- protagonisti di questo scenario saranno la persona con le sue scelte e il suo bagaglio culturale offerto da istruzione, cultura diffusa e volontariato – e una politica attiva che per partecipazione, benessere collettivo e riduzione delle situazioni di svantaggio.

Anche l’OMS (nel documento Una vita sana e prospera per tutti: Il Rapporto sullo Stato dell’Equità, in Salute Sintesi 2019 WHO-EURO-2019-3536-43295-60684-ita.pdf) evidenzia che serve “sostenere politiche universali, il welfare e approcci alla salute basati sui diritti, dare priorità alle condizioni necessarie per vivere una vita in salute, per ridurre diseguaglianze che minacciano il nucleo stesso dei valori europei di solidarietà e stabilità, su cui si basano la prosperità e la pace.” “Una migliore salute e il benessere di tutti, riduce le disuguaglianze di salute e garantisce che nessuno viva in condizioni di svantaggio, con benefici economici, sociali ed ambientali.” 

Ridurre del 50% le disuguaglianze nell’aspettativa di vita tra i gruppi sociali fornirebbe ai Paesi vantaggi monetizzati che vanno dallo 0,3% al 4,3% del prodotto interno lordo (PIL). Il settore sanitario è fondamentale per favorire l’equità, il benessere e l’economia inclusiva insieme a molti altri settori, come la finanza, l’edilizia abitativa, l’occupazione e l’istruzione. 

Per quanto riguarda l’Italia, troviamo analisi importanti nel rapporto “Una vita sana e prospera per tutti in Italia. Rapporto sullo stato dell’equità in salute in Italia. Relazione nazionale”. (Sintesi. Copenaghen: OMS Ufficio Regionale per l’Europa; 2022. Licenza: CC BY-NC-SA 3.0 IGO

Nel documento si evidenziano “le tendenze nelle condizioni essenziali necessarie per vivere una vita in salute in Italia nel XXI° secolo.” 

Si individuano anche le cinque e aree dove si costruisce il benessere: “i servizi sanitari, la sicurezza del reddito e la protezione sociale, le condizioni di vita, il capitale sociale, umano, l’occupazione e le condizioni di lavoro”. 

Come possiamo osservare, un reddito che garantisca adeguato potere d’acquisto rimane elemento sostanziale del benessere familiare anche delle famiglie in Trentino. Ma non l’unico. “Il ruolo delle scuole nella promozione della salute e del benessere dovrebbe essere valorizzato” anche “per alleviare le disuguaglianze nell’alimentazione, nel sovrappeso e nell’obesità, nell’attività fisica e nei comportamenti rischiosi per la salute tra i bambini, oltre a sostenere il benessere e le opportunità che la vita offre ai giovani attraverso l’acquisizione di competenze”. 

Inoltre, “si dovrebbe lavorare per costruire la fiducia tra le persone, nelle istituzioni sanitarie e in altre istituzioni pubbliche attraverso una comunicazione chiara e trasparente, facilitando le iniziative di miglioramento della salute attraverso il continuo sostegno e impegno pubblico.”

A chiedersi se ci sia traccia di queste raccomandazioni nella politica provinciale sempre in bislico tra nazinalismo e poplismo, sono state un gruppo di 160 insegnanti della scuola dell’infanzia. La critica va all’impostazione del progetto  presentato il 18 aprile “Alla scuola dell’infanzia in salute”. 

Gli addetti ai lavori sanno che il benessere a scuola, è fatto si di quotidianità progettata, distinta e complementare rispetto ad altri contesti educativi. L’efficacia delle politiche del benessere e della prevenzione nell’infanzia e nell’adolescenza richiedono uno specifico piano di intervento. 

All’uopo rimarrebbe utilissima la ristampa di opere specifiche, prevedendo l’accompagnamento a insegnanti e/o genitori, a bambini e ragazzi, con un’offerta formativa integrata di corsi specifici, in collaborazione con APSS e con altri enti del territorio. 

Si potrebbe parlare di cibo (filiera corta e salubre, adeguamento dei regimi alimentari), di supporto nelle situazioni di patologie croniche, di sani stili di vita, legati al nostro territorio, di comunicazione tra scuola ed extrascuola, verso contesti educativi diffusi. Proprio come quelli che animano il volontariato e il terzo settore. 

Insomma, al netto dell’eccesso di burocrazia, l’interfaccia Volontariato – terzo settore – Scuola potrebbe davvero rappresentare una nuova chiave di volta del benessere sociale. L’individuo quale parte attiva della comunità. Colui che è consapevole che a nulla vale il voler bene a se stesso se prima non si è parte della propria comunità. Il passaggio dei giovani volontari di oggi, una comunità sana e solidale potrebbe trasformarsi nella base culturale degli amministratori del domani. Autonomi, responsabili lontani dal nazionalismo e dal populismo, la triste risposta della politica all’individualismo.

Paola Demagri Consigliera provinciale Casaautonomia.eu

Carla Podetti Membro Assemblea Casaautonomia.eu – referente per la scuola