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L’Autonomia nelle mani di Lega e FdI: possiamo davvero fidarci o non ci resta che sperare?

Paola Demagri, porta in Consiglio provinciale le considerazioni di MCA.eu riguardo alle proposte di modifica dello Statuto delle provincie di Trento e Bolzano e che in queste settimane hanno costituito base per il dialogo con lo Stato

Siamo in un delicatissimo momento della storia dell’Autonomia e del Trentino. In un frangente in cui Roma sta per approvare il suo passaggio normativo sull’autonomia differenziata. Ed intano Fugatti e Kompatscher giocano le “loro carte”

E’ pur vero che sono la naturale prosecuzione di proposte di modifica un assetto istituzionale vivo, in continua evoluzione fin dalla sua nascita. Infatti, da sempre la Provincia tenta di confermare, proseguire ed anzi rafforzare il proprio pacchetto di competenze. 

Parliamo di quelle già attribuite alla Regione alle Province autonome sulla base degli accordi del ‘46 del ‘72 e della soluzione della vertenza internazionale dell’11 giugno 1992 tra le più importanti. 

Tutta la nostra Autonomia insomma è fondata su un sistema pattizio. Non una Costituzione, ma uno Statuto concesso per il riconoscimento di un plus che per la nostra autonomia è l’effetto dell’accordo De Gasperi-Gruber. 

Da qui, ogni Presidente, ha dunque avuto momenti di dialogo, trattativa e contenzioso con lo Stato. Si ricordano a titolo di esempio gli ultimi due occorsi. Il Patto di Milano del 2009 per Dellai e il Patto di Garanzia del 2014 di Rossi.

Ma in questo frangente storico tuttavia la trattativa che si ripete arriva in un delicatissimo momento. Abbiamo assistito ad anni di annunci, finti trasferimenti di ministeri e competenze messe a disposizione delle regioni ma mai utilizzate. Oggi ancora una volta la Lega al governo nazionale sta tentando di dar corpo al proprio sogno federale. Riportato su più moderati lidi definiti nel suo surrogato di “Autonomia differenziata”. 

E’ in questo contesto che si inseriscono con importanza più che strategica le proposte di modifica che l’attuale Presidente saprà portare a casa. E’ arrivato anche il suo turno e nonostante la nostra posizione di opposizione, noi tutti tifiamo per lui. Dovrà difendere la nostra Autonomia, se ne avrà forza e coraggio, in un quadro nazionale assai concitato. Col rischio di trovarsi di fronte una riforma che ci omologhi alle regioni a statuto ordinario elevatissimo. 

Per ora ciò che ci è dato sapere è che la bozza di Accordo che i due Presidenti hanno assunto con il Ministro , verrà definita nei prossimi mesi. Tempo durante il quale lo Stato sta lavorando alle norme comuni a tutte le speciali trattando invece in via bilaterale con rapporti distinti il catalogo delle competenze. Con ciascuno le proprie, in un elenco diverso.

Cosa stanno chiedendo i due Presidenti?

La proposta fatta dal Trentino Alto Adige riconducibile, ci è parso di capire a due principali punti. Ogni modifica potrà procedere secondo il principio dell’intesa e il mantenimento delle competenze.

Al principio d’intesa lo Stato dirà assai probabilmente di no. Ma i guai per il Trentino non finiscono certo alla refrattarietà da parte dello Stato ad accettare unanimemente il “principio di intesa”.  Se infatti nel processo di definizione delle norme che porteranno all’Autonomia differenziata, il Governo inserirà le stesse formule disponibili per le Regioni Ordinarie come valide anche per noi, potremmo trovarci di fronte ad uno smacco normativo di proporzioni storiche. Mettendoci sullo stesso piano, con la stessa formula quantomeno per l’esercizio delle competenze primarie o esclusive, rischiamo di appiattirci e di allinearci al livello di competenza delle altre Regioni italiane. Perché finiremmo per non poter contare più su nessun elemento identificante o di specificazione che ci possa distinguere da loro.

Ben sapendo che la Costituzione come interpretata dalla Corte Costituzionale dopo la riforma del Titolo Quinto dal 2001 permette allo Stato penetranti invasioni. Tra tutte, le più micidiali sono quelle della  Corte Costituzionale con l’applicazione, per esempio, delle materie trasversali vale a dire concorrenza, i  livelli essenziali delle prestazioni, il coordinamento finanziario. 

Le competenze che originariamente ospitava il nostro Statuto e che derivano dalla chiusura della vertenza internazionale e dal Pacchetto sono il sale della nostra Autonomia. Ribadiamo dunque l’apertura di credito ed il sostegno alla Giunta trentina affinché possa questa farsi valere in sede romana. Tra i tanti timori e le più cupe evidenze. L’allineamento partitico, le alleanze coalizionali e il silenzio  degli autonomisti di destra potrebbero ridurre il potere contrattuale che il Trentino del passato è sempre riuscito  a mettere in campo. Erano altri tempi. Bei tempi .