Quanto possa stare a cuore parlare di natalità a questa nostra società, lo testimoniano in modo più che impietoso i dati demografici disponibili. L’Europa invecchia e tra i suoi Stati Membri, l’Italia ne è fanalino di coda. Non fa eccezione nemmeno l’autonomo Trentino.
La querelle che puntualmente si presenta intorno alla questione del mantenimento di tutti gli attuali Punti nascita non può dunque esaurire la più ampia serie di componenti della crisi demografica.
Chi ne approfitta, come è stato in queste ore il Presidente della Provincia, interpreta una semplice piega di puro populismo. Al di sopra del numero dei punti nascita deve regnare sovrana la sicurezza per la madre ed la/il neonata/o. Dunque, solo scienza e letteratura possono guidare le scelte amministrative.
Ed è la politica che deve assumersi la responsabilità di garantire e promuovere, presso la popolazione, criteri di assoluta sicurezza relativi al delicatissimo momento del parto.
Né un genitore ma ancor meno un nonno o addirittura un parente sono in possesso di tutti gli elementi per essere davvero consapevoli se il luogo scelto per la nascita di un figlio/a è davvero sicuro.
Sicurezza dunque, innanzitutto.
Significa pretendere competenza, esperienza, formazione, mantenimento delle skill, tecnologia e risorse incardinate in Azienda Sanitaria anziché su gettonisti magari con poca carriera specialistica o peggio ancora professionale.
Eppure, questa nostra società non è afflitta soltanto dal fenomeno delle culle vuote.
Alla stessa maniera vanno infatti interpretate le decisioni intorno al ruolo della pubblica amministrazione in accompagnamento alla fase finale del percorso di vita di ciascuno di noi. Il diritto ad una serena senilità ha un valore enorme ma sta producendo un sempre maggior numero di bisogni. Basti pensare all’elevatissima quota di popolazione anziana che oggi vive nell’attesa di ottenere un servizio: posti letto in casa di riposo, posti di cure intermedie o all’hospice ma anche servizi di co-housing.
Ecco perché sono estremamente necessari trasferimenti di fondi alle Comunità di Valle a garanzia dei servizi domiciliari. Come non può mancare l’implementazione degli infermieri di famiglia o un maggior supporto amministrativo ai medici di medicina generale (MMG) anche favorendo la nascita e l’attività di strutture mediche territoriali (più MMG operanti insieme).
La politica seria decida senza prendere in giro i cittadini. E il nuovo assessore alla Sanità ne approfitti di un’occasione unica: lasciarsi alle spalle le scelte di chi lo ha preceduto e proseguire con azioni decise, utili nonché sostenibili. Da ogni punto di vista.