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Bulimia di fine impero

Arrivati alla fine di questa legislatura viene naturale interrogarsi sull’operato della Giunta uscente. Ebbene, sembrerebbe che 5 anni di governo si siano alla fine consumati in 5 mesi di passerelle e tagli di nastro. Sì, perché nei restanti 55 mesi non si è visto nulla se non l’inaugurazione di progetti messi in atto dal governo precedente (il Punto Nascita e Blocco di Cavalese, la sala operatoria del Punto Nascita di Cles, la ristrutturazione dell’ospedale di Borgo).

Gli altri progetti avviati in questo quinquennio, invece, sono partiti per grazia ricevuta dallo Stato, che con i DM 70 e 77 ha imposto nuove funzioni e nuove strutture territoriali: il pronto soccorso di Arco e i due locali del pronto soccorso di Cles (peraltro finiti e mai aperti), l’incremento di posti in rianimazione e in semintensiva. Tutto fatto su input statali con relativi finanziamenti. Così come le Case della Comunità, gli Ospedali di comunità e le Centrali operative territoriali finanziate dallo Stato. Ben vengano questi finanziamenti ma funzioni e risorse non sono mai state stabilite e definite e con questa Giunta si corre il rischio che rimangano scatole vuote.

Insomma, in una Provincia come il Trentino, con lo strumento dell’Autonomia a  disposizione, l’attuale Giunta non ha saputo fare altro che chiudere (se andava bene) progetti iniziati da altri e seguire gli ordini arrivati da Roma, senza nessuna idea o iniziativa vera per migliorare il nostro territorio. Di vera Autonomia se ne è vista ben poca…

Per tornare all’attività che meglio interpretano gli Assessori, il taglio del nastro ha la stessa funzione della proverbiale mela: una al giorno toglie il medico di torno. Eh sì, perché a stare fuori dai palazzi a tagliar nastri il Governo trentino non si sta occupando del NOT, del problema risorse, dei medici, degli infermieri e di altro personale sanitario che scappa dall’Azienda! Mai visto tanto fuggi fuggi e tanta demotivazione. Povera sanità trentina, un tempo fiore all’occhiello ora nell’occhio del ciclone. Il nostro sistema sanitario non è più un sistema complesso descritto in tutti i libri di organizzazione sanitaria, ma una struttura complicata che cerca di sopravvivere grazie al forte senso di responsabilità dei professionisti.

La responsabilità di tutto ciò è da ricercare in un Assessorato che ha comandato con il solo scopo di destrutturare un sistema che rispondeva bene ai bisogni esterni ed interni. Cari Assessori, mettetevi una mano sulla coscienza, fate un mea culpa ed evitate di fare altri danni: il Trentino non potrebbe reggere altri cinque anni! Il sistema sanitario ha bisogno di trovare competenza, responsabilità politica e decisionale, concretezza, analisi del bisogno e proposte forti e coerenti con i bisogni. Ospedali per acuti, servizi territoriali per malati cronici, disabili e anziani, c’è bisogno di investire nella prevenzione e nelle cure (stili di vita, nelle scuole, sul lavoro, in carcere, nelle comunità per le dipendenze).

La politica deve porsi come fine il bene della comunità, e il bene delle comunità passa per la difesa e la cura della salute, che è un diritto fondamentale di tutta la popolazione e in quanto tale va difeso. I politici hanno il dovere di fare scelte che assicurino lo stato di benessere a tutti e non è di certo andando verso il privato che ciò potrà essere ottenuto