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Sì alla direzione assistenziale, ma non a queste condizioni. Le ragioni dell’ostruzionismo

Siamo assolutamente favorevoli all’istituzione della direzione assistenziale, come parte integrante del Consiglio di direzione di APPS. Ma non a queste condizioni. Le ragioni che ci hanno portati a non condividere il ddl del consigliere Cia in IV Commissione e che oggi ci portano a fare ostruzionismo in Consiglio provinciale, sono legate al modo con il quale questo disegno di legge implementa la figura del direttore assistenziale.

Nella versione depositata in Commissione – analoga a quella portata in Aula nell’assestamento di luglio – la figura del direttore assistenziale era pensata come aggiuntiva rispetto a quelle già presenti nel Consiglio di direzione, ma il ddl era mal formulato, delineando il ruolo del direttore assistenziale come capo della governance di professionisti sanitari, più che della funzione assistenziale, nelle sue diverse articolazioni. Centrata più sui professionisti, che sui processi e sugli esiti di salute per i cittadini. Esiti da realizzarsi – è evidente – attraverso il prezioso lavoro dei professionisti della salute, ma devono essere quegli esiti il focus di una direzione strategica. Una formulazione per di più asimmetrica rispetto a quella già presente in legge, con quale viene individuata la figura del direttore sanitario. Direttore sanitario del quale, tra l’altro, non venivano nemmeno ridefinite le funzioni alla luce dell’istituzione della nuova figura. Per questo in IV Commissione abbiamo presentato degli emendamenti per meglio delineare le funzioni della direzione assistenziale – e di conseguenza di quella sanitaria – anticipandolo al consigliere Cia, che pareva seguire il nostro ragionamento.

La sorpresa è arrivata il giorno del voto in IV Commissione, quando sono stati depositati gli emendamenti dell’assessora Segnana che, per dare il contentino a Cia a costo zero, ha sacrificato la direzione dell’integrazione socio-sanitaria, sostituendola con la direzione assistenziale, andando a peggiorare di gran lunga la proposta legislativa. Le innumerevoli funzioni strategiche del direttore dell’integrazione socio-sanitaria, ruolo chiave con l’invecchiamento della popolazione e l’aumento di cronicità e non autosufficienza, verranno attribuite a al direttore assistenziale che si troverà con un doppio ruolo. Proposta inaccettabile.

Non si capisce quale sia stato il ragionamento dietro questa decisione, se non quello di poter dire di aver portato un infermiere/altro professionista sanitario nel Consiglio di direzione a costo zero, populismo che ha molta presa in termini elettorali. Fondere le due figure, con il carico di responsabilità conseguenti, significa ritenere che il direttore dell’integrazione socio sanitaria in fondo sia una figura secondaria, che sinora ha avuto ben poco da fare. Oppure significa che l’istituzione del direttore assistenziale, con la quale si porta la governance assistenziale direttamente all’Intero del Consiglio di direzione, sia in realtà solo un operazione di facciata, che non cerca di ottenere ricadute in termini di esiti di salute dei cittadini, ma va solo alla ricerca di consenso.

Noi che siamo coerenti e che crediamo che entrambe le figure debbano concorrere, ognuna con il proprio ruolo, al governo di APSS, non possiamo permettere che se ne sacrifichi una in favore dell’altra. Se davvero riteniamo – e per noi è così – che la direzione assistenziale abbia un senso nel contribuire alla salute della popolazione, allora è fondamentale istituirla come direzione autonoma. Queste le ragioni dell’ostruzionismo. Pronti a sospenderlo se Cia è disposto a condividere questa posizione.

Paolo Zanella e Demagri Paola