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Osservazioni sul ddl scuola – di Luigi Panizza

Sto seguendo con molto interesse il dibattito in corso sulla stampa relativamente al disegno di legge “Misure per il miglioramento organizzativo delle istituzioni scolastiche….” di iniziativa della Giunta provinciale su proposta dell’assessore Mirko Bisesti. Per un po’ di credibilità di quanto andrò a dire informo che sono stato insegnante, preside di Scuola Media ed Assessore Provinciale all’Istruzione. Nell’ultima veste sono stato autore della Provincializzazione della Scuola trentina, presentatore dei disegni di legge sull’autonomia scolastica, dell’insegnamento delle lingue straniere con l’introduzione della lingua inglese nella scuola, interventi relativi alla riforma della scuola professionale, per citare i
provvedimenti più importanti.

Come non dire qualcosa quindi sul disegno di legge in discussione sulla scuola? L’ho letto ed alla fine mi sono chiesto: ma che novità ci sono se non quelle di complicare quanto già esiste? Una cosa è certa: la qualità della scuola la fanno i docenti secondo il detto “la qualità della scuola passa attraverso la qualità dei docenti”. I docenti nella scuola sono come il motore in una macchina.

Ora ho sentito tanti commenti su questa legge e di questi ne condivido diversi. Non ho sentito il pensiero dei docenti o mi è sfuggito. Sì, perché dai docenti dipende la concreta applicabilità della legge. Senza di loro è come fare i conti senza l’oste.

Venendo alle osservazioni fatte, bene è stato detto che quanto si vuole innovare in pratica già si fa o si dovrebbe comunque fare con le risorse già esistenti. Nella scuola c’è il dirigente scolastico, ci sono gli organi collegiali: collegi docenti, consigli di classe con i coordinatori, eventuali gruppi di lavoro disciplinari ed interdisciplinari che operano a seconda delle esigenze che emergono sia negli incontri fra docenti che in collaborazione con le famiglie.

Nelle scuole di ogni ordine e grado già esistono figure particolarmente preparate che spontaneamente e non burocraticamente mettono a disposizione degli altri la loro particolare sensibilità, preparazione ed esperienza. Quindi nelle scuole ci sono comunque e ovunque insegnanti che svolgono i ruoli previsti dalla legge (esperto…) senza tanti concorsi e pericolose graduatorie che non giovano all’armonia scolastica. Cosa aggiungono i concorsi alla preparazione che già possiedono i concorrenti che prestano servizio nelle scuole’? Vogliamo solo burocratizzare, magari a scapito di risorse già disponibili ed efficaci?

Invece ritengo molto utile finanziare corsi di aggiornamento per le innovazioni e su temi di carattere pedagogico, psicologico e didattico molto importanti per i docenti e non presenti in tanti corsi universitari che abilitano ugualmente all’insegnamento. Come pure sono importanti le collaborazioni esterne con esperti su precise iniziative relative alle nuove tecnologie, alla salute (alimentazione, alcool, fumo), all’ambiente, alla storia locale con testimonianze degli anziani, ecc…. Tutte iniziative che in tante scuole già sono presenti.

Aggiungo che la scuola non è stata istituita solo per istruire, ma deve anche e soprattutto saper educare, preparare cittadini responsabili che sanno utilizzare bene ciò che hanno appreso nella scuola attraverso le varie discipline. Gli studenti non sono solo contenitori da riempire di nozioni, ma soprattutto sono fuochi da accendere. Istruzione ed educazione devono andare a braccetto perché sono due facce della stessa medaglia. Nella scuola l’educazione è talmente importante che in Francia il Ministero che fa capo alla scuola si chiama “Ministero dell’Educazione”.

Non sono quindi i concorsi che possono migliorare la preparazione all’insegnamento. Anche la responsabilità del dirigente scolastico verrebbe, se non oscurata, un po’ confusa e resa di difficile gestione dalle nuove figure previste. In che posizione verrebbe a trovarsi il dirigente scolastico in base a norme già esistenti e di sua competenza e responsabilità? A mio modesto avviso la legge invece di percorrere la strada di un maggiore coinvolgimento del corpo docente apre la porta a deleghe difficilmente gestibili.

Alle suddette osservazioni c’è da aggiungere che il disegno di legge è troppo generico e non si sa alla fine in concreto che cosa si va ad approvare. Troppi spazi operativi vengono demandati a provvedimenti successivi. In conclusione quali vantaggi ne trae la scuola con questo disegno di legge? Non si rischia di turbare, complicare e forse danneggiare ciò che già funziona? Forse è meglio attivarsi per altre strade ed impegnare meglio le risorse per l’istruzione se si vuole migliorare ulteriormente la qualità della scuola trentina. Mi sono permesso di dire quanto sopra solo per offrire spunti di riflessione prima di assumere
decisioni definitive in merito al nuovo disegno di legge sulla scuola.

Luigi Panizza, ex assessore all’istruzione e componente Casa Autonomia.eu